Ubuntu, Unity e Gnome: qualche riflessione per gli utenti

Premetto che non entro nel merito della decisione di Canonical di fornire Ubuntu con l’interfaccia Unity nelle versioni recenti della sua distribuzione, dato che questo spetta alla strategia adottata da questa azienda, ma mi metto nei panni degli utenti.

Alcuni utenti trovano Unity ottima, mentre altri non la sopportano e stanno cercando delle alternative (chi migra a Linux Mint, chi a KUbuntu e forse pochi attivano Gnome su Ubuntu al posto di Unity, operazione dipersè semplice dato che Unity è una shell che gira sopra Gnome).

Io come mi comporterei? Semplice, come ho sempre fatto in Fedora da quando l’utilizzo fin falla primissima versione: vediamo come…

Il passaggio ad una versione maggiore di una distribuzione desktop (solitamente sui 6 mesi per le principali) non è obbligatoria, tanto è vero che la vecchia distribuzione viene aggiornata per quanto riguarda bug fix ancora per minimo un anno, ma può andare anche fino a ben 3 anni.

Inoltre la possibilità di provare la ditribuzione in modalità live ci offre il motivo per scegliere se effettuare l’aggiornamento o meno: non potete incorrere nella sorpresa di installare un aggiornamento e finire per ritrovarvi col sistema sottosopra.

Da utente Fedora ho sperimentato queste situazioni molte volte, dato che la distribuzione è spesso spinta da Red-Hat a provare varie scelte software che possono portare a grossi cambiamenti tra una release e l’altra, in modo che quando Red-Hat andrà ad usare tale software nella sua distribuzione enterprise esso sia molto collaudato.

Questo vale anche per le scelte sul desktop manager. Fedora è basata su Gnome, pur tuttavia gestisce anche KDE (e molti altri) desktop, tanto è vero che ho da sempre usato KDE, ma ad ogni passaggio di major release di KDE, ho aspettato più di un anno prima di aggiornare la distribuzione!

Perchè questo?
Semplice:  il cambiamento maggiore di versione (esempio, da KDE 2 a 3 o da KDE 3 a 4) porta molto spesso ad un cambiamento radicale del modo interno con cui funziona (esempio, la libreria QT che cambia di versione e risulta incompatibile con la precedente) o alla filosofia con cui funziona il desktop.

Pertanto chi progetta l’interfaccia grafica e rilascia la versione X.0, sa benissimo che quella versione farà solo una parte di quello che è previsto, che verrà inserito man mano dalle versioni successive. E’ alla base del software open source: si fanno rilasci che permettono di provare il software anche se non completo per migliorarlo fin da subito.

Quando sono state rilasciate le prime build di KDE 4 non era nemmeno possibile avere le icone sul desktop, dato che queste erano un concetto vecchio e che non rispecchiava la filosofia del nuovo desktop. Il supporto è poi stato aggiunto tramite un elemento base dei desktop KDE 4, ovvero un plasmoide.

In questo caso il plasmoide per le icone permette all’interno della sua area di mostrare i files di una directory del filesystem a nostro piacimento (di default è quella classica che contiene i collegamenti ai programmi). Ora si possono avere tutte le icone ne più ne meno di come avveniva prima, ma dato che di plasmoidi possiamo averne a bizzeffe, la personalizzazione che ne esce va oltre il puro e semplice sfondo ad icone del desktop!

Anche il menu dei programmi avviabili in stile classico non era supportato e, anzi, è stato aggiunto perchè richiesto dagli utenti, dato che KDE considerava kick off il suo gestore definitivo.

Come mi sono comportato? Semplice: prima di procedere all’aggiornamento provavo la versione live di Fedora e solo quando vedevo che con KDE 4 riuscivo a fare le stesse e identiche cose di prima in una modalità che mi piaceva, sono passato alla versione successiva.

Nulla di più semplice.

Certo avrei potuto cambiare distribuzione e buttarmi su una distribuzione che era ancora basata su KDE 3, ma a che scopo dato che prima o poi tutte sarebbero passate alla 4 quando questo sarebbe diventato maturo?

Diverso sarebbe se la distribuzione in uso non è più supportata dagli aggiornamenti di release, dato che questo espone il pc a pericoli, ma finchè essa è supportata non c’è motivo per passare forzatamente alla versione successiva (anzi molti suggeriscono di aspettare sempre dei mesi prima di passare alla nuova, così che eventuali bug sfuggiti al primo rilascio siano stati risolti).

Certo rimane la libertà di provare altre distribuzioni e passare dall’una all’altra senza problemi (del resto se avete creato un partizionamento come suggerito tempo fa, potete avere sempre i vostri dati su una /home senza avere il problema di formattare per il cambio di distribuzione): questo è il bello dell’open source.

Pertanto per chi è insoddisfatto da Unity, può comunque usare Ubuntu con Gnome, semplicemente abilitandolo, oppure può rimanere alla precedente release finchè non troverà che Unity è maturato al punto giusto (il che per mè è sempre che potete fare ne più ne meno quello che facevate prima in una modalità che comunque vi piace pur avendo qualche differenza).

Oppure può cambiare distribuzione, ciò non toglie però che in futuro questa distribuzione possa attuare delle scelte che possono ancora indurvi ad altri cambiamenti. Però potete sempre scegliere. La scelta è quello che vi rende liberi e non schiavi di qualcun altro.

Se poi ascoltate il mio consiglio….passate a KDE e dimenticate Gnome e Unity, così dormirete sonni tranquilli…
ovviamente scherzo

approffitate delle opportunità offerte dal Software Open Souce per vostra scelta, non per imposizione da parte di altri (qualcuno sta pensando alle Ribbon di Microsoft messe in tutti i suoi prodotti…mmmmmmmm).

Non so come la pensiate a tal proposito ma potete esprimere tranquillamente i vostro punto di vista commenti.

p.s.
Visto che siamo in tema, vi ricordo di mandare il vostro desktop per il concorso “Best Linux Desktop 2011”, ormai siamo a fine anno e siamo in dirittura d’arrivo col concorso… Grazie

2 Risposte a “Ubuntu, Unity e Gnome: qualche riflessione per gli utenti”

  1. il tuo discorso non fa una piega ma ha una falla fondamentale: mettere alla pari gli sviluppatori gnome con quelli kde

    quelli di gnome sono da sempre col paraocchi e se ne fregano delle esigenze degli utenti, hanno già dichiarato che gnome classic sarà eliminato a breve non appena shell sarà usabile, e per usabile intendono per come lo hanno concepito non per come lo vorrebbero gli utenti

  2. Quello che dici è corretto, nel senso che la comunità di KDE è “più aperta” come sviluppo rispetto a Gnome e pur avendo delle linee guida seguono le esigenze degli utenti in maniera diretta (penso che questo sia uno sviluppo più collaborativo, in pieno stile open-source).

    D’altro canto penso che sviluppatori indipendenti sicuramente implementeranno della patch/plugin per Gnome 3 per adattarlo ad esigenze/richieste dagli utenti e pian piano prenderanno piede perchè verranno messe a disposizione in pacchetti compilati su repository alternativi (per non parlare di possibili fork di Gnome, un pò come è successo con X11 qualche anno fa, anche se questo è un esempio estremo). Quantomeno questo è quello che solitamente avviene col software open.

    Tra l’altro sembra che qualche gruppo di sviluppatori voglia portare avanti lo sviluppo del ramo 2 di Gnome come progetto indipendete, per mantenere la compatibilità col passato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.