L’ultimo KUbuntu, e poi?

Canonical ha annunciato qualche settimana fa che KUbuntu non sarà più supportato dalla prossima versione e il programmatore che lo aveva in carico passerà ad altri lavori.

KUbuntu esisterà quindi solo come spin-off, come avviene per gli altri desktop minori.

Le motivazioni sono che KUbuntu non attrae consensi ed è economicamente non più sostenibile, o forse non rientra nei nuovi piani di Canonical.

In effetti Canonical sta puntando tutto su Unity e con l’ultimissima mossa, si appresta a fare un grosso salto in avanti. Sto infatti pensando ad Ubuntu su Android, ovvero una versione di Ubuntu che gira sopra Android (usando lo stesso Kernel) e che permette di trasformare uno Smartphone in un computer.

Se la cosa va in porto, Canonical otterrà perciò degli introiti molto alti dato che vengono attivati 1.000.000 di dispositivi Android al giorno e se anche solo il 10% dei terminali adotterà Ubuntu, le cifre sono comunque alte.

Ma non era di questo che volevo parlare, ma di altro.
Si utilizza Linux per la filosofia open sottostante, il che spesso si traduce in software gratuito, ma se nessuno paga per la creazione di questo software, questo sarà sempre disponibile o farà la stessa fine di KUbuntu?

Il punto è che se usiamo un prodotto e ci troviamo bene con esso, bisogna anche sostenerlo il più possibile.

Il modo più semplice è quello di effettuare donazioni, sia agli autori dei programmi che quelli che creano le distribuzioni.

Ma c’è anche un altro modo che è quello di donare il proprio tempo (che è comunque un costo) per migliorare Linux.

Da parte mia ho migliorato Linux creando software che è stato poi utilizzato da diverse distribuzioni, quali Debian, Mandake/Mandriva. Gli utenti che hanno utilizzato quel software si sono trovati pronto quello di cui avevano bisogno, per cui il mio tempo di programmazione è servito, oltre che per me, per chissà quante altre persone.

Ma un altro sistema, spesso trascurato, è quello di creare dei bug-report relativamente a dei problemi che possono incorrere su qualche software: questo può agevolare i programmatori nel risolvere i problemi nel minor tempo possibile.

In Fedora c’è un generatore di bug report che si attiva quando una applicazione va in crash e permette di inserire tutte le informazioni (compresi i nostri commenti su cosa stavamo facendo) che possono essere utili alla soluzione del problema.

C’è un piccolo dettaglio: perchè il report sia utile, spesso deve includere i simboli di debug del programma, cosa che si traduce nel dover scaricare circa 3GB di pacchetti e dare 6GB di spazio su disco.

Molti sicuramente premeranno NO alla richiesta di installare tutti questi pacchetti, col risultato che il bug rimarrà velato e i programmatori dovranno faticarlo per stanarlo.

L’ultimo bug che ho segnalato ed è stato risolto riguardava il debugger GDB che andava in crash all’interno di KDeveloper: inutile dire che la segnalazione è stata utilissima dato che conteneva tutte le informazioni che al programmatore serviva 🙂

Detto questo, se amate il vostro Linux, cercate sempre di collaborare per migliorarlo, per evitare che distribuzioni come Kubuntu vengano dismesse.

2 Risposte a “L’ultimo KUbuntu, e poi?”

  1. Comunque va precisato che la scelta di Canonical riguarda più che altro le aziende, che non avranno supporto per Kubuntu, per il resto non cambia assolutamente niente, Canonical continuerà a dare il supporto logistico per le derivate ufficiali. Si è fatta una grande confusione su questa vicenda, a tenere in vita Kubuntu non era certo lo sviluppatore di Canonical, con tutto il rispetto. D’altra parte era una scelta dovuta, ma Kubuntu continuerà ad essere una derivata ufficiale di Ubuntu.

  2. In effetti Jonathan Riddell che lavora su KUbuntu ha puntualizzato proprio poche ora fà che la comunity di Kubuntu è solida e che KUbuntu ha attualmente il più largo consenso tra le distribuzioni che offrono KDE e che il lavoro proseguirà 🙂

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